Uno
sguardo che comunica amore
Questa
è la storia di Susan, una ragazza di 25 anni che vive nella comunità di
Betania, una delle due case dell’Arche Kenya a Nyahururu.
Susan
è cerebrolesa e nell’ultimo anno è stata per parecchio tempo ricoverata in
ospedale per problemi respiratori.
Non
può permettersi di prendere freddo. Il freddo la farebbe riammalare e ritornare
ad essere debole senza la possibilità di vivere la sua quotidianità (qui la
mattina ci sono dai 6 ai 9 gradi), perciò nei periodi più freddi esce di casa
verso le 11.30/12.00, quando l’aria è un po’ più caldina e la temperatura più
mite, per recarsi ai laboratori del Marleen facendo a piedi circa 3 km in
compagnia della sua assistente Dorcas.
Il
suo ‘lavoro’ consiste nel fare bigliettini (per Natale, Pasqua, san Valentino,
compleanni, feste varie….): stende il colore a tempera su un cartoncino con un
rullo di legno creato apposta per lei. Una volta asciugato il colore
l’assistente Marion taglia il foglio in varie forme e dimensioni per poi
incollarle nei bigliettini a seconda dei desideri di chi li ha commissionati.
Tra
i tanti doni che Dio ha dato a Susan, ce n’è uno in particolare che noi
ammiriamo proprio tanto: saper comunicare qualsiasi cosa con gli occhi.
La
disabilità di Susan infatti non le permette di parlare, perciò tutto quello che
vuole dire, lo comunica attraverso lo sguardo.
Si
capisce subito se è arrabbiata, triste, felice, stanca… Te lo dice con gli
occhi, e gli occhi non sanno mentire…
E
sentiamo una vera gioia nel cuore quando vediamo che gli occhi le luccicano
dall’emozione mentre balla a modo suo trascinando i piedi sul pavimento e
muovendo la testa e il braccio non paralizzato.
Se
le si chiede se le piace il suo lavoro al Marleen, lei risponde annuendo e facendo
vedere come incarta bene nel cellophane trasparente i bigliettini finiti per
portarli poi in negozio pronti per la vendita. La sua assistente dice sempre
che Susan è l’unica in quel laboratorio che sa come imbustare i bigliettini nel
modo giusto, col logo dell’Arche dietro e i suoi disegni davanti.
Ci
siamo resi conto che quando siamo con Susan, riconosciamo in lei il volto di
Gesù:
non
servono tante parole per esprimere gratitudine verso qualcuno che si prende
cura di noi, basta un sorriso sincero;
non
servono tanti discorsi teologici per parlare d’amore, dell’amore di un Dio che
si prende cura degli ultimi, basta uno sguardo che ti legge nell’anima e che ti
apprezza per quello che sei;
non
servono tanti dialoghi per tessere amicizie e relazioni se queste nascono dal cuore;
bastano
due occhioni, un sorriso e un emozione che vanno al di là di ogni discorso.
Che sia anche per voi una Pasqua di silenzi
e di occhi che brillano
perché il Signore è risorto per noi e per
tutte le Susan del mondo!
Auguri!
PS - vi invitiamo a leggere anche la nostra "lettera" di marzo